Nella Prefazione ai Lineamenti di filosofia del diritto è presente la
famosa espressione “Ciò che è razionale è reale, ciò che è reale è
razionale”.La filosofia come sapere epistemico non s'interessa di ciò che è
accidentale; essa va al cuore della realtà e trova - come ormai è chiarissimo -
soltanto l'Idea, il Pensiero.
G. W. F. Hegel, Lineamenti di filosofia del diritto, Prefazione
Ciò che è razionale è reale,
Ciò che è reale è razionale.
Ogni coscienza ingenua, del pari che la filosofia, riposa in questa
persuasione; e di qui appunto procede alla considerazione dell'universo
spirituale, in quanto universo naturale. Se la riflessione, il sentimento o,
qualsiasi aspetto assuma, la coscienza soggettiva riguarda il presente come
cosa vana, lo oltrepassa e conosce di meglio, essa allora si ritrova nel vuoto;
e, poiché soltanto nel presente v'è realtà, essa è soltanto vanità. Se,
viceversa, l'idea passa per essere soltanto un'idea, una rappresentazione in
un'opinione, la filosofia al contrario garantisce il giudizio che nulla è reale
se non l'idea. Si tratta allora di riconoscere, nell'apparenza del temporaneo,
e del transitorio, la sostanza che è immanente e l'eterno che è attuale.
Invero, il razionale, il quale è sinonimo di idea, realizzandosi nell'esistenza
esterna, si presenta in un'infinita ricchezza di forme, fenomeni e aspetti; e
circonda il suo nucleo della spoglia variegata, alla quale la coscienza si
sofferma dapprima e che il concetto trapassa, per trovare il polso interno e
per sentirlo appunto ancora palpitante nelle forme esterne. Ma i rapporti
infinitamente vari, che si formano in questa esteriorità con l'apparire
dell'essenza in essa, questo materiale infinito e la sua disciplina, non è
oggetto della filosofia [...].
Cosí, dunque, questo trattato, in quanto contiene la scienza dello
Stato, dev'essere null'altro, se non il tentativo d'intendere e presentare lo
Stato come cosa razionale in sé. In quanto scritto filosofico, esso deve restar
molto lontano dal dover costruire uno Stato come dev'essere; l'ammaestramento
che può trovarsi in esso non può giungere a insegnare allo Stato come deve
essere, ma, piuttosto, in qual modo esso deve esser riconosciuto come universo
etico.
Del resto, per quel che si riferisce all'individuo, ciascuno è,
senz'altro, figlio del suo tempo; e anche la filosofia è il proprio tempo
appreso con il pensiero [...].
Questo, anche, costituisce il significato concreto di quel che sopra è
stato designato astrattamente come unità di forma e di contenuto; poiché la
forma, nella sua piú concreta significazione, è la ragione, quale conoscenza
che intende, e il contenuto è la ragione, quale essenza sostanziale della
realtà etica, come della realtà naturale; l'identità cosciente delle due è
l'idea filosofica. È una grande ostinatezza (ostinatezza che fa onore all'uomo)
non voler riconoscere nei sentimenti nulla che non sia giustificato col
pensiero: e questa ostinatezza è la caratteristica dei tempi moderni, oltre che
il principio proprio del Protestantesimo. Ciò che Lutero iniziò come credenza
nel sentimento e nella testimonianza dello spirito, è la cosa stessa che lo
spirito, ulteriormente maturato, s'è sforzato di comprendere nel concetto, e
cosí di emanciparsi nel presente e quindi di ritrovarsi in esso. Come è
divenuto detto celebre quello che una mezza filosofia allontana da Dio - la
medesima superficialità ripone la conoscenza in un'approssimazione alla verità
è ma che la vera filosofia conduce a Dio; cosí è lo stesso con lo Stato [...].
Del resto, a dire anche una parola sulla dottrina di come dev'essere il
mondo, la filosofia arriva sempre troppo tardi. Come pensiero del mondo, essa
appare per la prima volta nel tempo, dopo che la realtà ha compiuto il suo
processo di formazione ed è bell'e fatta. Questo, che il concetto insegna, la
storia mostra, appunto, necessario: che, cioè, prima l'ideale appare di contro
al reale, nella maturità della realtà, e poi esso costruisce questo mondo
medesimo, còlto nella sostanza di esso, in forma di regno intellettuale. Quando
la filosofia dipinge a chiaroscuro, allora un aspetto della vita è invecchiato,
e, dal chiaroscuro, esso non si lascia ringiovanire, ma soltanto riconoscere:
la nottola di Minerva inizia il suo VOLO sul far del crepuscolo.
(G. W. F. Hegel, Lineamenti di filosofia del diritto, Laterza, Bari,
1965, pagg. 14-17)
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