Era verso sera, e mi appariva un uomo anziano, in uniforme di ufficiale della dogana dell’Impero austriaco. Camminava piuttosto curvo, passandomi innanzi senza fare attenzione a me. Aveva un’espressione accigliata un po’ malinconica e annoiata. C’erano anche altre persone, e qualcuno m’informava che non era un uomo in carne e ossa, ma che si trattava dello spettro di un ufficiale di dogana morto anni prima. «È uno di quelli che non poterono morire veramente» mi dissero. Questa era la prima parte del sogno.Mi trovavo in una città italiana; era circa mezzogiorno, tra le dodici e l’una, e un sole feroce arroventava le strade strette. La città era costruita su colline, e mi faceva ricordare una particolare zona di Basilea, il Kohlenberg. Le stradine che scendono a valle, nel Birsigtal, attraverso la città, sono parzialmente costituite da rampe di scale. Nel sogno, una scala simile scendeva verso la Barfüsserplatz. La città era Basilea, eppure era anche una città italiana, un po’ simile a Bergamo. Si era d’estate; il sole raggiava allo zenit, e tutto era avvolto in una vivida luce. Mi venivano incontro molte persone, e vedevo che i negozi stavano chiudendo e la gente si avviava verso casa per il pranzo. In mezzo alla fiumana della folla camminava un cavaliere, completamente armato; saliva gli scalini, venendo dalla mia parte. Portava un elmo, del tipo detto a bacinella, con fenditure per gli occhi, e una corazza di maglia, e su questa una tunica bianca, nella quale, davanti e di dietro, era intessuta una grande croce rossa.
Matteo
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