Ricordo il suo bel nome: Hegel Tubinga
ed io avrei masticato
la sua tuta da ginnastica.
La storia va avanti ricordando i suoi anni trascorsi all'Università di
Tubinga. Il giovane Hegel si iscrive nel 1788 per studiarvi teologia, dividendo
il suo alloggio con Holderlin e Schelling, ossia rispettivamente uno dei più
grandi poeti della Germania e di un altrettanto grande filosofo. **
Il nome se lo prese in PRESTITO dai libri
e fu come copiare di nascosto,
fu come soffiare sul fuoco.
Come le celebri lezioni di Hegel, docente alla cattedra universitaria di
Berlino, raccolte e trascritte segretamente dai suoi ex allievi. Sta di fatto che
quella che noi chiamiamo Estetica è la rielaborazione di un discepolo ( Hotho )
basata sugli appunti raccolti dalla viva voce di Hegel, ma anche con delle
aggiunte ritenute necessarie per rendere leggibili quelle pagine. Il trattato
venne dato alle stampe da Gustav Hotho nel 1835, solo dopo la morte del grande
filosofo.
Cataste scolastiche: perché?
Quando tutto è perduto non resta che la cenere e l'amore;
e lei nel suo bel nome era una Jena.
Jena è ancor oggi una piccola città della Germania dell'Est, molto
bella e moderna, concentrata tipicamente per studenti universitari. Hegel per
ottenere l'abilitazione all'insegnamento, vi soggiornò per un lungo periodo,
dal 1801 al 1807. Fu qui, che conobbe l'unico amore della sua vita, Charlotte,
sua affittacamere e governante, dalla quale ebbe un figlio. Ma il drammatico
susseguirsi degli eventi politico-militari, fecero ben presto precipitare la
situazione: le inarrestabili guarnigioni napoleoniche avevano preso il cuore
della città, piegando il fiero orgoglio teutonico. Sotto il fuoco delle armi,
Hegel fu costretto ad abbandonare il tetto dell'amata per riparare altrove.
Chi di noi il governato e chi il governatore
son fatti che attengono alla storia.
Chi fosse la provincia e chi l'impero
"La Fenomenologia dello Spirito" è una tra le opere più
importanti nella storia della filosofia moderna classica. Nella descrizione del
processo che porta il soggetto verso la verità, Hegel illustra le due celebri
figure del servo e del padrone, secondo il quale, il padrone, una volta
raggiunto il suo scopo, non ha più bisogno di affermarsi, mentre lo schiavo
deve autoaffermarsi molto lentamente attraverso il proprio lavoro. Il padrone
però, non riuscirà più a fare a meno del servo, il quale costruisce gli oggetti
di cui egli ha bisogno. Dunque la subordinazione si rovescia. Il ribaltamento
dialettico hegeliano trova una sua perfetta sintesi nella teoria che anche il
padrone è servo e anche il servo è padrone. Ma in queste frasi sibilline di
Panella, sembra celarsi allo stesso tempo il triste epilogo: anche la Prussia
come tutta l'Europa dovette inchinarsi allo strapotere di Napoleone.
Erano gli esercizi obbligatori estetici,
le occhiate di traverso, e tu guardavi indietro;
c'eravamo capiti, capiti all'inverso.
Si torna ancora a citare l'opera di Hegel con le lezioni di estetica e
le varie visioni del mondo, ma nello stesso tempo della conoscenza sulla
funzione insopprimibile della contraddizione come legge di sviluppo della
realtà, e non come semplice negazione. La logica hegeliana si contrappone alla
logica tradizionale, fondata sul principio di identità e di non contraddizione.
Il grande filosofo mette in discussione il principio di non contraddizione tra
due poli., secondo il quale la possibilità che una cosa si muti in una cosa
diversa, risiede proprio all'interno della cosa stessa. All'interno delle cose
esiste questo rapporto di contraddizione tra lo yin e lo yang. Lo yin e lo yang
sono uniti ed al tempo stesso in lotta. La teoria hegeliana, per conseguire l'unità
di opposti, si basa sulla convinzione dell'uno bisognoso dell'altro per
realizzarsi: da ciò consegue che la realtà si attua in un processo dove termini
opposti si negano reciprocamente e si integrano in una nuova e più ricca
unità.*
Ci diventammo leciti per questo.
D'altronde, d'altro canto.
A volte essere nemici facilita.
Piacersi è così inutile.
Un "opposto", è tale in quanto non è solo se stesso, ma allo
stesso tempo altro: A è non A e viceversa. La conclusione di Hegel è che il
negativo è insieme anche postivo e tutte le cose sono in se stesse
contradditorie.**
Un bacio dai bei modi grossolani
sfuggì come uno schiaffo senza mani.
Un bacio non dura che un istante ma il suo significato è infinito.
Simbolicamente rappresenta un incontro tra gli opposti, e ci offre
l'opportunità di affrontare e riconoscere l'altro in quanto altro. E' l'inizio
del superamento conflittuale, in cui cominciamo la scoprire la natura profonda
e familiare del Sé, attraverso il confronto e il riconoscimento dell'Altro.*
Talmente presi ci si rese conto
d'essere un'allegoria soltanto quando
ci capitò di dire, indicando il soffitto col naso,
di dire "Noi due" e ci marmorizzammo.
Una metafora sulla difficoltà comunicativa tra due opposti - come qui si
potrebbe arguire - è sottintesa nell'opera di rinnovamento compiuta da Battisti
e Panella, e che il fruitore non sembra accettare assolutamente. Di fronte a
questo ermetismo il grosso del pubblico si è rifiutato di varcare la fatidica
soglia, non ha capito la portata innovativa introdotta dai due artisti. Davanti
a questo scoglio di non ricezione l'armonia degli opposti è venuta meno, non si
è verificato un' ideale sintonia tra le parti. I due poli si sono quindi
pietrificati, l'uno di fronte all'altro, come una allegorica visione di
stalattiti e stalagmiti negli anfratti di una grotta.
La corda tesa, amò l'arco
e la tempesta la schiuma,
il cuore amò se stesso,
ma noi non divagammo.
L'armonia è la sintesi perfetta indispensabile per creare l'unità nella
diversità e arrivare al nostro vero essere. Eraclito sosteneva: gli ignoranti
non sanno che ciò che è differente, concorda con noi stessi, dato che l'armonia
dei contrari equivale all'armonia dell'arco e della lira. La bellezza è come un
fulmine, la bellezza è tensione, è il mantenimento degli opposti. L'arco e la
lira sono stati visti da Eraclito come esempi di un equilibrio di forze che
proprio la loro opposizione tiene insieme: un arco funziona fin tanto che la
struttura data dal contrasto e dalla tensione degli opposti regge. Il pensiero di Hegel si accosta ad Eraclito per quanto riguarda la
visione dell’armonia dei contrari : non c'è tempesta senza quiete, non c'è vita
senza morte, non c'è bianco senza nero...
L'animo umano è nulla se non
una pietra da scalfire ricavando
i capelli e il suo bel piede.
Il carattere peculiare della filosofia hegeliana fu quello di affermare
la razionalità della storia. Mentre l'eredità del pensiero greco fu quella di
cogliere la ragione nella natura, Hegel ha cercato di riconoscere la stessa
razionalità anche nel campo della storia. La sua tesi fu che anche nella storia
dell'uomo, dove nell'apparente caos delle vicende umane, si manifesta una
razionalità analoga a quella presente nella natura.*
Era la collisione, il primo scontro epico,
perché non scritto ma cavalcato a pelo,
ed ognuno esigeva
la terra dell'altro,
le mani, la terra, la carne, il terreno.
Il rombo dei cannoni coincise con la stesura finale della Fenomenologia
dello Spirito. Il giorno prima della carneficina di Jena del 14 ottobre 1806 -
una battaglia epocale che costò un numero spaventoso di vite - Hegel si confida
privatamente, con una lettera indirizzata all'amico Niethammer, di aver visto
sfilare per le vie della città, quel Napoleone a cavallo, da lui considerato
come il "punto" in cui si concentra " l'anima del mondo"
che "s'irradia per il mondo e lo domina", ovvero colui che doveva
reggere il mondo, colui che rovesciando il vecchio, doveva regolare il nuovo,
promulgando costituzioni e codici legislativi. Ma si sbagliava.
Da lì a poco, il 10 dicembre 1812, in una gelida giornata d'inverno,
Napoleone giunse in slitta a Varsavia con 10.000 uomini dalle divise lacere ed
in preda alla fame. Era quello che rimaneva dei 600.000 dell'invincibile armata
e l'inizio della sua inarrestabile caduta. L'epopea di Napoleone segnò una
profonda inquietudine intellettuale in Europa. Non è dunque eccessivo dire che
ancor oggi la storiografia risente di quell'evento epocale e di quel mito. Il destino
però si diverte alle spalle degli uomini, è sempre in agguato, bastava un
niente per cambiare il corso della storia. Se Bonaparte non avesse intrapreso
la campagna di Russia, probabilmente il mondo oggi non sarebbe questo. Tutto
passa, passano le guerre, ritornano al trono monarchi e presidenti, passano le
mode, tutto cambia, tutto ... tranne la canzonetta ! Lei no, è rimasta immutata
nel corso dei secoli, sempre uguale a se stessa. Davanti alle spallate messe in
atto nella storia per demolire il suo mito presso gli uomini, ne è sempre
uscita indenne.
P.Panella: "Il pubblico si è si è ridotto a cercare un senso, cioè se l'hanno
derubato sul peso. C'è chi dice " mi hanno derubato perchè non capisco
".
Ma cosa vogliono capire ? Che la vita è difficile, che l'amore fa
soffrire ? Vogliono capire quello che sanno già. Sono cambiate tante cose,
governi tremendi ci sono passati attraverso ma la canzone è sempre rimasta, è
la costante, c'è sempre stata, rassicurante e uguale, piena di senso".
Hegel è la canzone. E' un pachiderma centrale, mediano, indeciso come la
canzone. Hegel è la parola, in lui appare l'apparenza, è già Don
Giovanni..."
F.Marchetti: Un attacco alla precarietà, al sonno intellettuale della curiosità
umana. Il caso Battisti-Panella è stato un esempio di rinuncia
comunicativa.Davanti all'ermetismo testuale, il pubblico ha compiuto una "
ritirata " dell'ascolto. Non ha oltrepassato lo scoglio iniziale e non è
andato oltre.**
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